Oliver Twist regia di Roman Polanski con Barney Clark e Ben Kingsley Due Giardini, Torino, sala Nirvana via Monfalcone 62 Greenwich Village, via Po 30 Medusa, via Livorno 54 Nuovo, Corso Massimo D’Azeglio 17 Pathè, via Nizza 262 Reposi, via xx settembre 15 Warner Village, Le Fornaci Pinerolo, cinema Ritz Trasposizione cinematografica del celeberrimo romanzo di Charlie Dickens scritto tra il 1837 ed il 1839.
Dickens è noto per i suoi romanzi sociali e per gli attacchi alla Great Britain vittoriana. Nel romanzo sotto accusa le work houses, luoghi dove orfani e trovatelli venivano utilizzati per produrre profitto. Nel film di Polanski la work houses in cui finisce Oliver Twist, nome dato da un messo “il precedente aveva un cognome con la esse, il successivo con la u” sembra un vero e proprio lager. Il consiglio della work sembra il gran consiglio della rivoluzione di Saddam Hussein in diretta tivvù. Il bambino entra in questo feroce meccanismo, lavoro e poco cibo. Finchè in una sorta di sorteggio viene scelto da tutti gli altri per una protesta pacifica: “mi può dare un’altra scodella” intesa come la ciotola di brodaglia con cui vengono nutriti gli orfani. Un segno di insofferenza che non può essere perdonato: si cerca di allontanarlo prima tentando di affidarlo ad un cinico spazzacamini poi affidandolo ad un proprietario di un’agenzia funebre, bare&affini.; Dalla padella alla brace: in compagnia di una psicopatica e di un ragazzino tanto cattivo quanto acido non resta che la fuga. L’arrivo a Londra, in una Londra drammaticamente ricca e drammaticamente povera l’incontro fatale è con Dodger, un ragazzino fin troppo cresciuto dedito al furto per conto di uno dei tanti cattivi di turno. Fagin, Ben Kingsley. Ovviamente Oliver viene debitamente istruito al furto, una sorta di gioco per questa compagnia di sfortunati nelle grinfie di un’approfittatore. Ma durante la prima uscita ufficiale e dopo la comparsa di personaggi in cerca di un delitto da compiere, poveri, poverissimi (la migliore sembra Maggie però compagna del cattivo dei cattivi, vittima anch’essa della cura Fagin) Oliver viene accusato di un furto che non ha commesso. In ogni caso questa sfortunata parentesi permette l’incontro con un ricco signore, la vittima del furto commesso da Dodger. Oliver viene portato nella ricca casa (sfarzo e povertà) e qui accudito. Non si capisce onestamente perché prevalga l’equazione ricchezza e nobiltà uguale buoni sentimenti, povertà assoluta uguale degrado. E’ pur vero che il gran consiglio della work houses, presumo ricco, viene presentato come la deviazione senza giustificazione tuttavia questa povertà fatta di ubriachi, ladri e teppisti lascia parzialmente perplessi. Ubriachezza, furti e teppismo parzialmente giustificati dalle oggettive condizioni di povertà degli slums. Ma la felicità dura poca. Uno sgherro, peggio dei bravi di Don Abbondio con l’aiuto della compagna Maggie rapisce il giovin Oliver e lo riconsegna a Fagin. Un film poco speed, ma intenso. Nell’ordine e brevemente: Oliver ricondotto nella casa viene convinto con metodi persuasivi, psicologicamente persuasivi che quella compagnia sarà la sua famiglia. E lo sgherro medita il colpaccio nella casa del ricco signore proprio con l’aiuto di Oliver. Il colpo fallisce e da qui ha inizio la fine della cattiva compagnia. Lo sgherro medita l’omicidio dell’orfano, sa troppo, Maggie incontra il ricco signore e lo informa della situazione. Il pentimento della giovane le frutta la morte. Fagin e banda sono costretti a scappare, come lo sgherro. Ma l’omicidio è troppo per i giovani ladruncoli, in particolare per Dodger. Trionfa la giustizia non giustizia: lo sgherro s’impicca mentre sta tentando di fuggire inseguito dalla polizia, dalla gente del quartiere e dalle maledizioni della Fagin’s band. Fagin penzolerà dalla forca. Per il giovane Oliver l’adozione del ricco signore e la ricca casa. Giudizio: Al di là di certe esagerazioni, il film pur lungo riscuote consensi. Ed eliminando il moralismo facile, si può vedere senza provocare crisi di rigetto. Esce oggi ElisabethTown il film presentato al festival di Venezia con Orlando Bloom e Kirsten Durst. A Torino all’Eliseo, Medusa, Reposi, Studio Ritz e Pathè. Manderlay, il seguito di Dogville è al Massimo uno. Benigni spopola con la Tigre e la Neve: Adua, Arlecchino, Eliseo, Massaua, Ideal, Medusa, Pathè, Reposi e Fratelli Marx. Buon successo per the Interpreter thriller con Sidney Pollack con Nicole Kidman e Sean Penn: Massaua, Due Giardini, Medusa. Pathè, Greenwich, Ideal. Solo al Centrale di Via Carlo Alberto ma strepitoso Paradise Now, premiatissimo a Berlino di Harry Abu Abas, storia di due giovani scelti per un attacco kamikaze a Tel Aviv. E al Massimo due, Texas, altro film di cui si dice un gran bene. Bambole russe al nazionale, Good night and good luck, film sul maccartismo con la regia di Clooney ai fratelli Marx e al Nazionale. Non si può perdere al Romano di Galleria Subalpina La Rosa Bianca storia di Sophie Scholl che nella Germania del 1943 osò opporsi al nazismo con il gruppo della Rosa Bianca. Zorro, questa volta la leggenda all’Arlecchino, Massaua, Ideal, Pathè e Medusa. Film italiani presenti a Venezia: la bestia nel cuore di Cristina Comencini con Giovanna Mezzogiorno, premio veneziano come migliore attrice all’Alfieri di piazza Solferino 4. I giorni dell’abbandono di Roberto Faenza con margherita Buy e Luca Zingaretti all’Alfieri e al Centrale. La fabbrica di cioccolato (già recensito) di Tim Burton con J. Depp all’Adua, Ideal, Medusa e Pathè. Sempre tim Burton ma con la sposa cadavere all’adua, Massaua, Greenwich, Medusa, Pathè e Reposi. Il regista di Ferro 3, Kim Ki duk con la sua nuova opera l’Arco al Romano. Radu Mihaileanu regista di Train de vie si presenta al pubblico torinese con Vai e vedrai. E’ all’Ideal di Corso Beccaria 6.
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