Durante l’occupazione nazifascista molte erano le bande partigiane dislocate sulle montagne di Giaveno.
Da lì scendevano in Val Chisone e Val Sangone per i rifornimenti e per le azioni di sabotaggio fino alle caserme e agli obiettivi militari di Torino. Nel corso della primavera del 1944 si intensificarono i rastrellamenti e le azioni di repressione contro la Resistenza locale. Il mattino del primo di aprile, un autocarro di vettovaglie, scortato da militari tedeschi, fu attaccato dai partigiani nella piazza vecchia di Cumiana.
Ne seguì una lunga sparatoria alla fine della quale i partigiani fecero prigionieri una quindicina di nazifascisti, tra cui due ufficiali tedeschi. La reazione non si fece attendere. Il villaggio di Cumiana fu occupato. I tedeschi per rappresaglia catturarono a caso 135 persone, tra cui 8 indiziate di attività partigiana, furono incendiate alcune abitazioni e il mulino Ruffinatto. Gli ostaggi furono rinchiusi in una stalla, il giorno successivo furono rilasciati solo gli sfollati che provenivano da Torino, gli altri restarono senza cibo per due giorni. Tra di loro anche ragazzi ed anziani, tra i quali alcuni colti da malore per le condizioni di prigionia. La sera del due aprile vennero liberati alcuni ragazzi e sedici anziani furono ricoverati in infermeria.
Ci furono tentativi di mediazione da parte del parroco di Cumiana, che si offrì di trattare con i partigiani circa la liberazione dei prigionieri in loro mano in cambio del rilascio degli ostaggi. Il tre aprile, nel primo pomeriggio, il tenente tedesco Renninger, che comandava le operazioni, sembrò propenso ad una soluzione di compromesso, dividendo dal gruppo dei civili gli otto indiziati, ma presto fu chiaro che erano tutti condannati a morte. L’esecuzione collettiva avvenne verso sera. Furono 51 le vittime del fuoco della guarnigione comandata da Renninger. 7 le persone che miracolosamente scamparono alla morte. Nel 1950 ci fu un processo per la strage di Cumiana, in cui non si fece il nome di Renninger. Non ci furono condanne. Si dovette aspettare il 1994, quando grazie all’interesse del giornalista Alberto Custodero del quotidiano “La Repubblica” venne ritrovato quello che fu definito l’armadio della vergogna, in cui erano nascosti 700 fascicoli riguardanti le stragi naziste in Italia. Renninger fu finalmente rinviato a giudizio nel 1998, ma morì d’infarto prima del completamento dell’azione giudiziaria. Quanto su descritto è il sunto di un magistrale lavoro di ricerca condotto a cura dell’Istituto Professionale Statale per l’Agricoltura e l’Ambiente “I. PORRO” di Osasco (To) ad opera di Alessandro Cattanea, Francesco Furiozzi, Isabella Cavallari, Stefano Gioana, Tommaso Serra, con il coordinamento del Prof. VALTER CAREGLIO. Osasco, 21/02/2003. Personalmente non finisco mai di stupirmi di quanto rimanga ancora oscuro della nostra storia passata. Ma è grazie all’interessamento di persone che hanno passione per la ricerca che la memoria continua ad essere coltivata. 14/04/05 By Cris