Industrializzazione della Val Chisone da metà Ottocento alla crisi degli anni Settanta del Novecento – Introduzione

Industrializzazione della Val Chisone da metà Ottocento alla crisi degli anni Settanta del Novecento – Introduzione

Immagine di copertina: Setificio Gutermann di Perosa Argentina (fonte: www.archeologiaindustriale.net)

Industrializzazione della Val Chisone da metà Ottocento alla crisi degli anni Settanta del Novecento

Tesi di Laurea di Pier Luigi Simondi

Relatore: Prof. Renata Allio

Corso di Laurea in Economia e Gestione delle ImpreseScuola Universitaria di Management d’Impresa (A.A.2008/2009)

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INTRODUZIONE

Questo lavoro tende a sintetizzare le vicende relative al processo di industrializzazione in Val Chisone, messo in moto dall’impianto di alcuni stabilimenti tessili (primo setificio a Perosa Argentina – 1835, secondo setificio – 1870, cotonificio di San Germano 1862, cotonificio di Perosa 1883) e dall’affermarsi dell’industria estrattiva (miniere di rame del Beth, di talco e grafite in vari siti della bassa e media valle, centri di trasformazione a Perosa e Porte). Successivamente, dall’inizio del Novecento, si assiste al secondo momento dell’industrializzazione, caratterizzato dal fiorire dell’industria meccanica che si concretizzò con lo stabilimento RIV di Villar Perosa (1906) e con successivi insediamenti di piccole medie imprese meccaniche tra cui la Martin di Porte (1933) e la Dataf di Pinasca (1952), fondate entrambe da ex dipendenti RIV.


La crisi del tessile si manifestò, come in tutta l’Italia, negli anni Settanta e portò alla chiusura dei cotonifici. Rimase il settore metalmeccanico, anche se fu oggetto di ristrutturazioni che incisero sull’occupazione come avvenne, del resto, anche nel settore estrattivo. Il lavoro in miniera, dannoso per la salute e mal retribuito, non attirò fino ai primi del primi anni del Novecento grandi quantità di manodopera locale, la quale preferiva recarsi nei paesi oltre frontiera per trovare impiego negli stabilimenti industriali, o negli alberghi, o nelle case signorili: occupazioni che garantivano un miglior salario.


Con l’espandersi dell’attività mineraria e il miglioramento delle condizioni lavorative anche le miniere s’imposero come fonte di sostentamento per le popolazioni valligiane, mai però come le industrie più a valle che nel corso del Novecento attirarono in maniera crescente popolazione proveniente dalle zone più alte, generando un progressivo abbandono di interi villaggi di montagna, con conseguente aumento demografico delle comunità del fondovalle1.


Popolazione residente nei comuni della Val Chisone

Fonte: ISTAT, Censimenti della popolazione

 


Interessante è il caso di Roreto Chisone, che diede l’impulso all’estrazione del talco in Val Chisone, mantenendo un livello stabile di residenti fino alla Prima Guerra Mondiale. Quando i giacimenti si esaurirono la popolazione si trasferì e si registrò un notevole calo demografico. Molta parte della popolazione abbandonò il paese per recarsi in Francia o verso il fondovalle.

Dal punto di vista tecnico, l’industrializzazione della Valle può essere distinta in due parti: una paleotecnica legata all’industria tessile e una neotecnica connotata dalla meccanica.


FASE PALEOTECNICA

 

Questo periodo è segnato dall’industria serica cui segue l’industria cotoniera. La Val Chisone aveva i requisiti per attrarre le industrie, sia per la presenza della strada “regia” per il forte di Fenestrelle e sia per la sua vicinanza al tronco ferroviario facente capo a Pinerolo, cui sarà raccordata nel 1885 tramite la tramvia di Perosa. Inoltre le risorse idriche presenti erano più abbondanti e concentrate rispetto alla vicina Val Pellice2. Verso fine Ottocento si sviluppa un’altra attività con caratteri paleotecnici: l’estrazione e la macinazione del talco e della grafite. Si tratta anche in questo caso di un tipo di organizzazione produttiva relativamente moderno, che si sostituisce nell’utilizzazione di risorse locali a una precedente attività artigianale per iniziativa e con capitali in gran parte stranieri, a cui solo in un secondo tempo subentrerà capitale locale. Le condizioni sociali dell’epoca erano favorevoli a questo tipo di industrializzazione diffusa: l’occupazione agricola in diminuzione incrementò l’offerta di lavoro industriale. Inoltre la struttura industriale richiesta dall’attività tessile era poco complessa e poteva svolgersi in un unico stabilimento, agevolando le economie di scala, come avvenne per i Mazzonis che controllavano tre dei cinque grossi stabilimenti cotonieri del Pinerolese.

FASE NEOTECNICA


Nei primi anni del Novecento si ebbe la comparsa di moderne industrie metalmeccaniche che segnarono un rinnovamento della vecchia struttura urbana riorientando l’investimento dei capitali locali, l’occupazione l’uso del suolo e delle disponibilità energetiche. L’improvvisa fioritura di industria metalmeccanica fu all’origine un fenomeno tipicamente urbano, in quanto praticamente ristretto al solo Pinerolese. La storia di questo processo si identificò con quella della RIV, una società che, se nella sua ragione sociale (Roberto Incerti Villar Perosa) conservava il ricordo del pionierismo industriale, fu una creazione di Giovanni Agnelli e una diretta filiazione dell’impero industriale che egli andava costituendo in Torino.

Liquidato Incerti, Agnelli, già alla fine del 1908, era unico titolare dello stabilimento di Villar Perosa. Dal centinaio di addetti iniziali si passò a 344 nel 1911, a circa 2000 nel periodo bellico successivo, fino a raggiungere negli anni Cinquanta una quota di 5000 dipendenti, i quali rappresentarono in quegli anni più di un quarto degli occupanti nell’industria dell’intero Pinerolese3.


È stato l’impianto di uno stabilimento come la RIV che ha permesso alla Val Chisone il passaggio dalla fase paleotecnica a quella neotecnica e quindi la continuazione su basi solide e in forme moderne del processo di industrializzazione iniziato a metà Ottocento. Pertanto il comprensorio della Val Chisone si pose insieme con quello di Ivrea (Olivetti) in una posizione di privilegio tra le aree industriali del Piemonte. La tramvia di Perosa, costruita nel 1885, fornì un importante contributo all’industrializzazione della bassa valle, incanalando i primi movimenti pendolari della vallata e del Pinerolese. Solo successivamente, con l’era dei trasporti su gomma, si svilupparono collegamenti efficienti lungo la vallata, in particolare a partire dal 1921 con la costituzione della Società Automobilistica Perosa Alte Valli (SAPAV).

Fonte: G. DEMATTEIS, L’eredità storica nella formazione della regione, Università degli studi di Torino,
Facoltà di Economia e Commercio, laboratorio di geografia economica, Torino, 1970, p. 90

1Consiglio delle Valli Chisone e Germanasca, Rapporto preliminare per il piano di sviluppo, Pinerolo, 12 dicembre 1972.

2Secondo i dati del servizio idrografico del Po (anni 1937-59) il Chisone allo sbocco nella pianura (S. Martino di Porte) ha una portata media di 12,80 metri cubi a cui corrisponde un bacino d’impluvio di 580 Km.quadrati. Il bacino del Pellice è invece di soli 276 km quadrati.

3G. V. AVONDO – V. BRUNO – L. TIBALDO, RIV – Storia dello stabilimento di Villar Perosa, Alzani, Pinerolo, 1999, p.51

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