1.2 Le miniere di grafite
Le prime coltivazioni di miniere di grafite note nelle Alpi Cozie risalgono a metà Ottocento. In valle furono autorizzate ricerche nei comuni di Inverso Pinasca, Pramollo e San Germano Chisone. Concessioni vennero rilasciate nel 1890 a Davide Vincon in località Dormigliosi nel comune di S. Germano. Alla ditta Brayda vennero assegnate le miniere della Timonsella, Gran Roccia4 Icla-Bruttacomba e Miandassa di Villar Perosa5.
La miniera Timosella, sita sul versante Nord del vallone Pramollo, era caratterizzata da una dimensione di soli 5 ettari, formata da due strati di minerale, spessi fino a due metri di materiale da estrarre. Gli studi intrapresi avevano segnalato la presenza di grafite a grandi profondità, per cui sarebbero serviti forti investimenti per creare lunghe gallerie e pozzi.
Nella miniera Gran Roccia, situata nel comune di Inverso Pinasca, non furono intrapresi lavori importanti in quanto ci si rese ben presto conto della limitatezza del banco. Nel 1896 l’unico lavoro di una certa importanza, praticato in questo giacimento, fu una galleria che incominciava dall’affioramento in superficie ed era diretta verso Nord per circa 80 m. Altre piccole gallerie furono aperte in altri punti dell’affioramento ma senza grande successo. Il minerale estratto dalla galleria veniva trasportato fino alle case della borgata Saret da dove, con carri, lungo la strada dell’ Inverso si portava a San Germano.
Nella miniera Icla veniva coltivato un solo banco di grafite, con due gallerie, una lunga 160 m e l’altra lunga 110 m, da cui furono estratte 2500 tonnellate nel solo triennio 1894-1896. La maggior parte della produzione arrivava dalle miniere del vallone di Pramollo, in particolare dalla Icla: nel 1894 750 tonnellate, nel 1895 1.300 tonnellate, nel 1896 1.500 tonnellate.
Le Compagnie che operavano erano due: una, la Anglo Italia Talc & Plumbago Mines Company, a capitale misto, dell’inglese George Huntriss, Enrico Brayda e del conte di San Martino; l’altra era la Società Italiana delle Grafiti. La prima delle due era titolare di ben cinque concessioni di scavo per la grafite su otto esistenti nell’intero pinerolese, mentre la seconda ne possedeva tre. Nel 1906 le concessioni di scavo per la “terra nera”6 divennero dieci; in esse erano complessivamente impiegati 175 operai.
Nel 1907 la neonata Società Talco & Grafite7 Val Chisone rilevò alcune società tra cui la Società Italiana delle Grafiti dando un impulso notevole alla produzione locale. In realtà le grafiti del pinerolese non furono mai considerate molto pregiate poiché non superavano in media il 70% di carbonio. Il suo consumo in Italia era ripartito per il 75% nelle fonderie e per il 20% nei colorifici, cartiere e fabbriche di pneumatici come materia colorante; il resto era impiegato come prodotto lubrificante per armi e ingranaggi in genere8. Quest’ultimo impiego fece crescere la domanda di grafite durante la Prima Guerra Mondiale. Con la fine del conflitto la produzione subì un drastico calo e ad aggravare la situazione intervenne la proibizione di esportare tale prodotto all’estero – visto l’impiego in campo bellico – nonché l’arrivo sui mercati di prodotti austriaci di qualità più elevata.
Società Talco Grafite: produzione di grafite
La massima produzione, 8000 tonnellate, si raggiunse negli anni 1900-10 con circa 200 operai tra minatori e addetti ai mulini. Progressivamente le miniere furono abbandonate e nel 1983 è stata chiusa la miniera di Icla-Brutta Comba in San Germano, la più importante della valle.