Il programma di Carlo Gottero candidato della Margherita

Ricevo e volentieri pubblico. Un grazie alla dottoressa Silvia.

“Carlo Gottero nato a Rivoli il 25 luglio 1944 è imprenditore agricolo. Dal 1983 al marzo 2005 presidente della Coldiretti di Torino. E’ membro del CNEL, Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro. Componente della Giunta della Camera di Commercio, Industria, Artigianato, Agricoltura di Torino. Assessore della Comunità Montana Bassa Valle di Susa e Val Cenischia. Assessore all’agricoltura del comune di Almese, componente giunta ATL 2 Montagne Doc e componente del consiglio di amministrazione del CAAT (centro Agro Alimentare). Mette a disposizione degli elettori l’esperienza acquisita in trenta anni di impegno in campo sindacale e istituzionale. Per la Coldiretti, ha al suo attivo otto anni di esperienza e impegno presso gli organismi dell’Unione Europea. Si occupa di problematiche delle imprese di tutti i settori economici. E’ stato promotore e sostenitore dei Patti Territoriali e degli Accordi Quadro con la Pubblica Amministrazione per favorire la partecipazione dei cittadini e delle imprese alle attività della Regione. Persona determinata e coerente. Sulle problematiche dell’ambiente, del territorio, del paesaggio e della montagna; sul tema delle qualità delle produzioni, della qualità della vita e della sicurezza alimentare ha portato avanti molte battaglie di frontiera, diventate oggi patrimonio comune di cittadini e consumatori. In accordo con la Coldiretti, la Margherita lo propone come assessore all’Agricoltura e alla Montagna. Un grande progetto politico innovativo: riscrivere il rapporto tra agricoltura, società e istituzioni Premessa La Coldiretti Torinese, forza sociale di rappresentanza vasta, ha elaborato in piena autonomia un progetto di rigenerazione dell’agricoltura italiana per promuovere lo sviluppo integrato del territorio in una logica di sostenibilità, di qualità, delle produzioni e di multifunzionalità delle imprese agricole, di sviluppo delle filiere produttive e di sicurezza alimentare ed ambientale. L’agricoltura europea, nazionale, regionale e locale, ha oggi definito il proprio modello di sviluppo, e quindi nuove missioni accanto a quelle tradizionali, dalle seguenti direttive, regolamenti, leggi e strumenti applicativi: Ø La totale riforma della Politica Agricola Comunitaria su criteri fortemente innovativi; Ø La conseguente riscrittura del Piano di Sviluppo Rurale; Ø La riforma dei Fondi Strutturali; Ø La nuova Legge di Orientamento agricolo e relativi decreti applicativi; Ø La riforma societaria e fiscale; Ø La nuova legge sull’origine, rintracciabilità e tracciabilità delle produzioni agricole ed agro-industriali; Ø La riforma delle politiche per tutte le filiere produttive e degli strumenti di formazione dei prezzi Da questa premessa, Coldiretti propone alle forze politiche di prendere atto del cambiamento epocale che investe il settore e del fatto che questo insieme di riforme rappresentano il più grande processo di innovazione che sia stato concertato e condiviso tra le Istituzioni (Unione Europea e Stato Italiano) e la più grande organizzazione agricola del nostro paese e dell’Europa. Si tratta di un cambiamento epocale che investe il ruolo e l’operatività delle Istituzioni territoriali e locali (Regione, Provincia, Comuni e altri Enti che operano con ruoli specifici sul territorio), i consumatori e le loro organizzazioni e l’intera società, proponendo nuovi stili di vita e di consumi e nuove gerarchie di valori. Coldiretti ritiene che tale cambiamento dovrà trovare un’intelligente e competente azione programmatica concertata a livello di Regione e la ritaratura di tutti gli strumenti di intervento. Lo sviluppo sostenibile ed il rapporto con l’agricoltura multifunzionale e rigenerata – Territorio e paesaggio La Coldiretti chiede alla Regione di compiere una scelta definitiva sul tipo di agricoltura da sostenere. Lo sviluppo dell’agricoltura multifunzionale e rigenerata è l’unica scelta possibile per valorizzare tutte le potenzialità del settore in una logica di sviluppo integrato in cui si valorizzano le potenzialità del territorio, del paesaggio della cultura e delle tradizioni, delle produzioni agricole locali di qualità, della biodiversità e la sostenibilità globale. Il mantenimento e il rafforzamento delle condizioni di sviluppo del territorio necessitano di interventi di tipo strategico e operativo a livello locale: le politiche macroeconomiche definite a livello internazionale sono sempre meno sufficienti per la competitività di un’area specifica. La strategia competitiva di un’area territoriale deve avere alla base un’attenta analisi dell’insieme delle caratteristiche locali. Oggi, completamente affrancati da una visione urbano-centrica dello sviluppo e dell’assetto del territorio è assolutamente necessario considerare il territorio rurale come una parte fondamentale della nostra identità culturale e dell’ambiente naturale, onde selezionare con lungimiranza le politiche di intervento sul territorio, corrispondenti ad una visione integrale dello sviluppo degli usi e delle risorse non riproducibili e rispettose degli indirizzi dell’Unione Europea in tema di Ambiente e Agricoltura. La risorsa ed il valore aggiunto rappresentata dal Paesaggio e dal suo arredo, dalla qualità del territorio e dall’ambiente richiede: Ø La definizione di un contratto di coesione naturale fra città e campagna, ispirato ai principi dello sviluppo sostenibile. Ø Ridurre la sottrazione di terreno agricolo, con nuovi strumenti programmatori partecipati. Ø Nuova legge regionale sul paesaggio. Ø Riforma legislazione dei parchi, e delle sue aree protette accorpandole e coordinandone le politiche in una nuova concezione di sostenibilità produttiva concertata e convenzionata non soltanto vincolistica, riconoscendo il ruolo delle imprese agricole multifunzionali e dei privati. Ø Corretta applicazione del nuovo testo unico sull’esproprio attraverso l’utilizzazione di accordi procedurali concertati. Ø Un corretto risarcimento per i danni ambientali ed alle imprese agricole residenti nelle aree olimpiche Ø VAS per tutte le opere infrastrutturali, una nuova metodologia per la formazione dei PRG e per le infrastrutture che consenta la valutazione dei costi di rinaturalizzazione e restauro ambientale, produttivo, economico e socio sanitario, ante opera. Ø La costituzione della Fondazione per la tutela dei terreni e delle cascine del Mauriziano da utilizzazioni speculative Ø Agevolare corrette politiche di riordino e ricomposizione fondiaria con ampio uso dei contratti territoriali, degli accordi volontari delle utilizzazioni concordate e delle nuove disposizioni legislative attraverso la costituzione della “Banca della Terra” (tipo SAFER francesi) Ø La riforma integrale della legislazione per il controllo della fauna selvatica, con l’introduzione del principio dell’autodifesa attiva delle coltivazioni e del rimborso totale dei danni. La nuova legge di Orientamento agricolo Coldiretti pratica e promuovere un’agricoltura multifunzionale ed equilibrata, in armonia con l’ambiente. Il ruolo attivo del settore agricolo nel contribuire significativamente allo sviluppo complessivo di un’area territoriale rurale e urbana trova d’altra parte pieno riconoscimento attraverso la “Legge di Orientamento” che rappresenta a tutti gli effetti la riforma dell’agricoltura, nazionale, regionale e locale offrendo diverse possibilità di modernizzare il settore attraverso, ad esempio, la riscrittura della figura dell’imprenditore a cui, prima, era richiesto di esercitare le attività di base produttive e di avere relazioni esterne solo quando rientravano nell’esercizio normale dell’agricoltura. L’innovazione consiste nel sostenere sul piano della qualificazione giuridica sia lo svolgimento delle attività principali, sia lo sfruttamento dell’intero ciclo produttivo dell’impresa e accompagnare i rapporti con il mercato e con i consumatori. Per la prima volta si considera espressamente attività agricola la fornitura di servizi finalizzati alla valorizzazione del territorio e del patrimonio rurale e si riconosce la molteplicità dei ruoli dell’agricoltura, prevedendo, la fornitura di servizi alla pubblica amministrazione, dei servizi alla persona, dei servizi sociali, la produzione di energie da biomassa agricole, la trasformazione e vendita aziendale e diretta delle produzioni agricole (filiera corta), il turismo rurale diffuso e di accoglienza. Lo sviluppo locale e la programmazione negoziata Lo sviluppo locale inteso come sistema integrato di approccio alla competizione globalizzata è lo strumento fondante di una politica socio-economica, legata alla qualità ambientale, territoriale, produttiva e all’innovazione. I sistemi locali, la loro capacità di legare settorialità e integrazione, la tendenza a “fare rete”, nei processi di sviluppo, il territorio come elemento per rendere i processi contemporaneamente connessi alla tradizione ed ad una forte innovazione, sono ormai un percorso obbligato da costantemente perseguire in quanto vero e proprio strumento di governance. Gli strumenti, le normative, gli indirizzi programmatori, le esperienze sviluppate, permettono oggi, in particolare per il territorio della provincia di Torino e per l’intero Piemonte, di ridare rinnovato slancio e centralità alle politiche di sviluppo locale integrato. I risultati concreti raggiunti in particolare con i patti territoriali (progetti, finanziamenti e realizzazioni) che hanno coniugato centralità delle imprese e sistema territoriale complesso e “attirato”, interventi più complessi, ma fondamentali come i Progetti integrati d’area (Pia), i progetti ambientali, la formazione e le politiche attive del lavoro, le pari opportunità e i programmi europei come Equal, gli approfondimenti sulle strategie del Welfare, del Marketing territoriale, dei processi di internazionalizzazione delle imprese e l’ingegneria finanziaria, impongono un puntuale, forte, progettuale, salto di qualità e di definizione di ulteriori strategie. In questo contesto il settore agricolo è stato forse il comparto che, grazie alla Coldiretti Torinese, ha saputo portare un valore aggiunto tale da segnare una vera e propria “novità” in questa esperienza torinese. Accanto ai Patti territoriali e in termini troppo disarticolati, rispetto ad essi, sono venute avanti altre esperienze settoriali, quali i Distretti industriali, i GAL, i Prusst e i Distretti del Vino e stanno nascendo i Distretti Rurali e agroindustriali. Il sistema Pubblico che presiede la programmazione negoziata (concertazione) sta perdendo determinazione iniziale. Occorre rilanciare una nuova fase con obiettivi qualificati, diversamente si ritornerà alle logiche di campanilismo. Per questo indispensabile rilancio la Coldiretti di Torino pone con forza alcune questioni: -consolidare strategicamente e progettualmente le politiche territoriali di sviluppo integrato ed altamente qualitativo, quale elemento guida per tutte le politiche (economiche, sociali, culturali, ambientali, infrastrutturali e professionali); -rilanciare i processi concertativi, a partire dal “locale” misurati sulle strategie e sui progetti: -coordinare territorialmente e integrare i vari strumenti di sviluppo (patti territoriali, distretti, Prust, GAL, Distretti Turistici ecc.) ponendo indirizzi e vincoli e arrivare la territorializzazione dei bilanci degli Enti e dei finanziamenti europei, nazionali, regionali; -portare all’interno dei sistemi locali di sviluppo le politiche sociali, sanitarie, infrastrutturali e ambientali dei servizi; -valorizzare il sistema agricolo per le sue grandi potenzialità produttive, ma ancor più per le sue qualità ambientali, (qualità di prodotti, energie rinnovabili, valorizzazioni turistiche e storiche, manutenzione e gestione dei parchi, aree naturali, educazione alla qualità della vita). -rivedere le varie leggi e normative regionali, coordinando tutti gli interventi settoriali previsti, in un contesto territoriale integrato e condiviso; -verificare e rilanciare il sistema degli sportelli Unici associati facendoli diventare sempre più strumenti di servizi alle imprese e al sistema dello sviluppo locale. Coldiretti ritiene inoltre indispensabile sperimentare un processo incentivante di forte premialità finanziaria per i territori che sapranno auto – promuoversi e auto – organizzarsi integrando le politiche comunali con quelle territoriali e darsi vincoli condivisi per “realizzare” un territorio competitivo. Ciò consentirebbe anche alla Regione di orientare e vincolare la propria politica generale e di bilancio alle esigenze dei territori e di dotarsi di infrastrutture e di logistica per promuovere valore e sostenibilità, evitando interventi “a pioggia”. L’esperienza degli strumenti di programmazione negoziata e le concertazione come metodo di governance deve essere pertanto rilanciata. In tale contesto occorre sostenere l’utilizzo degli Accordi Quadro di programma pubblico – privati. La riforma della PAC Il 26 giugno 2003 i ministri europei dell’agricoltura hanno approvato una radicale riforma della politica agricola comune (PAC), che rivoluzionerà il modo in cui l’Unione europea sostiene il settore agricolo, già dall’anno 2005. La nuova PAC è orientata verso gli interessi dei consumatori .e dei contribuenti e, nello stesso tempo, lascia gli agricoltori liberi di produrre ciò che esige il mercato. La concessione del nuovo “pagamento unico per azienda” è subordinata al rispetto delle norme in materia di salvaguardia ambientale, sicurezza alimentare e protezione degli animali e qualità delle produzioni. I fondi che si renderanno reperibili grazie alla riduzione dei pagamenti diretti a favore delle grandi aziende saranno messi a disposizione degli agricoltori per realizzare programmi in materia di ambiente, qualità o benessere degli animali. I contenuti della revisione di medio termine sono volti alla riformulazione della Pac, politica agricola comune con una forte attenzione dedicata in particolare a: Ø Sicurezza alimentare e ambientale Ø Origine, rintracciabilità, qualità certificata dei prodotti; Ø Ambiente e sviluppo territoriale. Il potenziamento della politica di sviluppo rurale, cui vengono destinati maggiori stanziamenti, nuove misure a favore dell’ambiente, della qualità e del benessere animale, nonché per aiutare gli agricoltori ad adeguarsi alle norme di produzione UE a partire dal 2005, rende necessario: Ø Una politica di assistenza globale e formazione alle imprese agricole personalizzata, per gestire l’innovazione produttiva e strutturale. Ø Modifica radicale dell’attuale piano di sviluppo rurale con forti investimenti immateriali e di innovazione organizzativa per le imprese. Ø L’introduzione di nuovi strumenti di ingegneria finanziaria. Ø Il sostegno alle imprese va reso flessibile per consentire investimenti funzionali. Ø Partecipazione attenta da protagonisti della riforma dei fondi strutturali da parte della Regione. Ø Introduzione di politiche di sostegno “multifondo”. Montagna Si impone una diversa e più adeguata politica per la montagna. L’attività di intervento è stata completamente avulsa da un’iniziativa di concertazione con le rappresentanze agricole e dalle strategie di sviluppo rappresentate dai Patti Territoriali. Alcune importanti iniziative concertate tra la Coldiretti e le Comunità Montane, dimostrano che gli interventi che possono favorire l’economia montana devono andare nella direzione di valorizzare le risorse produttive locali e non soltanto gli aspetti di paesaggio. In montagna senza politiche di sviluppo fondate sulle imprese agricole, artigianali tipiche e senza progetti che favoriscono la reintroduzione d’imprese, non si avviano autentiche politiche di sviluppo. Progetti che vanno strettamente legate alle strategie dei Patti territoriali. Il rilancio della filiera forestale e della risorsa bosco, il sostegno a patti integrati di sviluppo di produzioni energetiche da biomasse, il sostegno alle iniziative di valorizzazione dei luoghi della cultura e del paesaggio, il sostegno ad Enti di ricerca per l’economia montana e lo sviluppo turistico integrato e coordinato da un unico strumento di dimensione provinciale (A.T.L.), sono le linee strategiche che perseguono l’obiettivo di fare uscire dal ghetto territoriale le politiche di sviluppo dei territori montani, considerati oggi come “marginali”. Va potenziato con nuove risorse il ruolo determinante delle Comunità Montane anche accorpandone i territori e riducendo le funzioni burocratiche. Le politiche di valorizzazione e delle produzioni di qualità del territorio La produzione agricola ed agroalimentare del Piemonte attraverso le nuove filiere produttive supera il concetto di produzione di nicchia e/o di massa poiché siamo in presenza di produzioni di qualità del territorio. La nuova legge sull’origine, la rintracciabilità e l’etichettatura delle produzioni agricole ed agroalimentari, così come i contenuti normativi nonché i contenuti degli incentivi degli accordi di filiera, la nuova direttiva U.E. sulla responsabilità dei produttori per l’immissione sul mercato di prodotti alimentari non conformi, la legge per la coesistenza tra le forme di agricoltura transgenica, convenzionale e biologica; le norme sulla sicurezza alimentare, la cultura come valore aggiunto del prodotto, rappresentano il completamento settoriale della grande innovazione. Pertanto occorre: Ø applicare ed incentivare la norma sull’origine, rintracciabilità e tracciabilità dei processi produttivi, attraverso l’attuazione di accordi di filiera fino alla distribuzione, rendendo protagonista della scelta produttiva gli stessi consumatori e le loro organizzazioni di rappresentanza. Ø Le norme di rintracciabilità devono rendere trasparente le formazione dei prezzi da produttore al consumatore, oltre a rendere visibile i processi di sicurezza alimentare e di informazione al consumatore anche attraverso l’etichettatura ed i controlli. Ø Incentivare lo sviluppo della filiera corta, sostenendo lo sviluppo di reti di vendita dei produttori stessi, la valorizzazione della aree mercatali comunali. Ø Va profondamente riformato il ruolo e l’attuale sostegno finanziario alle associazioni di prodotti, dei consorzi di tutela e della cooperazione tenendo conto delle innovazioni apportate dalla legislazione societaria, fiscale e tributaria e dalla riforma della Pac. Ø Va radicalmente modificata la politica degli interventi strutturali e di sostegno per le attività e gli interventi di promozione, individuando progetti integrati di filiera. Il Salone del Gusto, le iniziative di Slow Food, Terra Madre e Campagna Amica, il Patto con il consumatore sono progetti da coordinare ed integrare in una programmazione Regionale. Ø I mercati agroalimentari (CAAT ed altri) devono essere trasformati in centri di servizi locali di sviluppo logistico. Al Caat di Torino occorre mettere in funzione la ristrutturazione dell’area dei produttori accorpandoli in un’unica area di vendita autogestita. Ø La filiera della mangimistica dovrà essere fortemente responsabilizzata nei disciplinari di origine, tracciabilità e rintracciabilità. Ø Occorre sostenere anche nei processi di internazionalizzazione il Made in Piemonte, introducendo, nel modello di sviluppo dei prodotti territoriali, il “marchio di marchi” che attesti l’origine delle produzioni piemontesi e valorizzi gli accordi di filiera. Organismi geneticamente modificati Coldiretti prosegue nell’impegno volto a garantire l’assenza di contaminazioni nelle coltivazioni nazionali e per promuovere e difendere l’adozione di provvedimenti che dichiarino OGM free i territori comunali, provinciali e regionali in un progetto di crescita sostenibile sul quale i coltivatori hanno stretto solide alleanze che hanno il favore della maggioranza del Paese. E’ fondamentale che i produttori che comunque non vogliono utilizzare sementi e prodotti Ogm siano garantiti sull’assenza di contaminazioni e che i consumatori siano messi in grado, attraverso una chiara indicazione dell’origine e della composizione dei prodotti alimentari, di sapere se il prodotto che mangiano è geneticamente modificato, in che forma e in che misura. La Coldiretti ribadisce l’importanza del progetto “semina sicura”, per rilanciare le produzioni di sementi con genetica nazionale, il rilancio delle sementi autoctone per le produzioni alimentari. La Regione deve fare una chiara scelta di territorio libero da Ogm rendendo esplicito che non vi può essere coesistenza nel nostro territorio. La posizione della Coldiretti nei confronti degli Ogm non è dunque il frutto di una scelta ideologica ma di qualità e di stile di vita, a tutela dell’impresa per una agricoltura che guarda al mercato e che risponde alle domande dei cittadini, che chiedono di consumare alimenti di qualità, con un forte legame territoriale. Alcune priorità per le politiche settoriali Risorse Idriche In tema di tutela della qualità delle acque è opportuna un’azione ancora più energica di prevenzione e controllo degli inquinamenti, in particolare a tutela delle acque superficiali. A tal fine potrebbero essere utilmente realizzate specifiche convenzioni con i Consorzi irrigui, gestori di numerosissimi canali sul territorio regionale. E’ anche ipotizzabile un incentivo per l’applicazione in realtà rurali e di concentrazioni zootecniche di tecniche di fitodepurazione. E’ opportuno valorizzare il ruolo dei Consorzi gestori dei Comprensori irrigui, previsti dalla Legge Regionale 21/99, assegnando agli stessi un ruolo attivo nella pianificazione e gestione – a livello locale – delle risorse idriche e degli interventi di prevenzione dal rischio idrogeologico e la difesa del suolo, nonché in fase applicativa del prossimo Piano acque regionale. L’attuale proposta del piano acque regionale va profondamente modificata in quanto troppo lesiva delle esigenze prioritarie dell’agricoltura. Welfare e politiche occupazionali La Coldiretti è consapevole che lo sviluppo sostenibile del territorio deve avvenire non solo attraverso la definizione di politiche ambientali ed economico/produttive, ma anche attraverso politiche di pari opportunità e di equità sociale, intese sia in riferimento al genere (uomo, donna) e all’età delle persone, sia in riferimento al territorio (campagna, città). Per questo motivo ha individuato una strategia che la vede fortemente impegnata sia nelle politiche del lavoro sia nelle politiche sociali di sostegno alle persone e alle famiglie e di pari opportunità. Per quanto riguarda il lavoro, si parte dalla considerazione che l’agricoltura può concorrere alla creazione di occupazione sia interna al settore agricolo, sia nell’indotto e nella multifunzionalità. Inoltre la Coldiretti è fortemente impegnata nello svolgimento di azioni di inserimento lavorativo di soggetti deboli (lavoratori in mobilità, manodopera extracomunitaria, disoccupati di lunga durata, diversamente abili, donne espulse dal mercato del lavoro, lavoratori “anziani”). Risulta quindi importante che all’atto dell’implementazione delle politiche del lavoro si investa anche sul settore agricolo in un ottica di formazione permanente, che comprenda iniziative per il settore del lavoro autonomo, per i servizi connessi all’attività agricola e per le attività di marketing e di promozione delle produzioni e dell’ambiente. E’ inoltre importante che gli amministratori a tutti i livelli (locali, provinciale ed europeo) incentivino le attività di formazione e di sperimentazione (di inserimento di soggetti deboli nel mercato del lavoro in ambito agricolo) legate a progetti presentati nell’ambito dei Patti Territoriali, delle politiche attive per il lavoro, di tutti gli strumenti della programmazione negoziata. Per ciò che concerne le politiche sociali di sostegno alle persone e alle famiglie e le pari opportunità, Coldiretti Torino è impegnata alla riduzione del fenomeno dell’esclusione sociale che ancora grava nelle aree rurali, agendo sia a livello delle definizione delle politiche (partecipazione alla redazione dei Piani di Zona previsti dalla Legge 328/2000), sia a livello dell’implementazione di nuovi servizi che le aziende agricole possono erogare (asili rurali, baby parking, servizi di assistenza presso l’abitazione per anziani ecc.). Risulta importante quindi che gli amministratori intervengano incentivando le attività di sperimentazione dei servizi sopra riportati e che si inserisca la formulazione dei Piani di zona all’interno delle più generali strategie di politiche di sviluppo locale a partire dai Patti Territoriali. Per i lavoratori agricoli extracomunitari occorre un impegno degli amministratori sulla Direzione Provinciale del lavoro per arrivare a semplificare e snellire le procedure per la chiamata dei cittadini extracomunitari residenti all’estero che devono essere assunti dalle imprese agricole. Sviluppo delle tecnologie di comunicazione e informazione – In perfetto accordo con le politiche dell’Unione europea che intende promuovere, attraverso il Programma eEurope la realizzazione di una società dell’informazione attraverso lo sviluppo delle tecnologie ICT (tecnologie di comunicazione e informazione) la col diretti ha elaborato una strategia che vede la diffusione in territori rurali di queste tecnologie per generare benefici a più livelli. A livello economico occorre agevolare le attività a sostegno delle imprese; a livello ambientale occorre introdurre strumenti di monitoraggio e gestione del territorio; a livello sociale occorre garantire la presenza di servizi ed informazioni anche nelle zone più marginali che soffrono ancora del fenomeno dell’esclusione sociale. La Coldiretti chiede alla Regione di sostenere questo progetto con interventi mirati alla diffusione di queste tecnologie nei territori più marginali. Decentramento e sportello unico – Coldiretti ritiene che l’attuale struttura organizzativa della Regione e d della Provincia non sia in grado di attuare con tempi coerenti il decentramento. Coldiretti chiede di attuare da subito il principio della sussidiarietà e della esternalizzazione di parti importanti del processo gestionale degli interventi in campo agricolo, valorizzando la professionalità delle organizzazioni dei coltivatori attraverso convenzioni con i CAA, Centri di assistenza agricola ed i CAF, Centri di assistenza fiscale. Attraverso politiche di semplificazione e di diversa organizzazione della gestione si potrà superare il limite rappresentato dalla troppa burocrazia che frena lo sviluppo del settore e ridurre i tempi di erogazione dei servizi. Coldiretti sostiene la realizzazione degli sportelli unici e rileva l’esigenza che anche gli aspetti d’autorizzazione igienico-sanitaria e ambientale siano coinvolti in un sistema di gestione efficiente ed efficace. Coldiretti ritiene inoltre necessario articolare in modo diverso il sistema relativo all’assistenza alla nascita di nuove imprese ed ai servizi necessari, attraverso forme d’intervento che valorizzino le professionalità presenti nelle strutture delle organizzazioni agricole attraverso apposite convenzioni. Un nuovo Assessorato Questo programma potrà essere attuato se la Regione riorganizza la struttura di Governo – Giunta Regionale con un diverso assetto delle deleghe per gli Assessorati. Obiettivo strategico del nuovo Assessorato dovrà essere la completa rivisitazione dell’attuale legislazione regionale, che consenta la predisposizione di un Testo Unico per la rigenerazione e l’innovazione dell’agricoltura piemontese. Agricoltura multifunzionale e agro-industria, sviluppo locale, economia montana, alimentazione e spazio rurale: sono le deleghe che Coldiretti ritiene necessarie per gestire questa fase storica di grande innovazione. Obiettivo del nuovo Assessorato, dotato di maggiore forza e iniziativa politica sarà una presenza autorevole a diversi livelli: interlocuzione con gli organi dell’UE attraverso rapporti strutturali; diverso rapporto con il Governo centrale finalizzato ad un più equilibrato criterio di ripartizione dei fondi a livello nazionale; intensità ed efficacia nella creazione di partenariati a livello regionale ed extraregionale, nella concertazione a livello regionale con le organizzazioni di rappresentanza del mondo agricolo, agroalimentare, gli Enti locali, le Associazioni dei consumatori e le Associazioni ambientaliste”.

 

Maya@valchisone.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *