Juri Bossuto è stato presidente della circoscrizione due di Torino dal 2001 al 2006. Autore di libri è candidato presidente per la lista Torino in Comune circoscrizione due e per il consiglio comunale.
Che tipo di campagna stiamo vivendo?
“Questa campagna elettorale è strana: poco percepita dalla gente (se non per i tram pieni di foto e simboli soprattutto dei Moderati) ma, in compenso, molto tesa a Sinistra. L’unica che va dritta sulla sua strada senza fare “rumore” è proprio Appendino, mentre PD ed alleati guardano la lista Airaudo con grande timore e rabbia, malgrado sia stata loro la scelta di rompere scegliendo quali alleati i Moderati e presto Napoli”.
Torino una città che cambia pelle almeno dicono. Cosa ne pensi del cambiamento ed esiste realmente una “Torino da bere” o nel tuo giro elettorale intravvedi una dimensione completamente diversa?
“Torino in quindici anni ha seppellito la fabbrica senza ritrovare una sua nuova identità. La città sta attraversando una crisi simile a quella che visse all’indomani della perdita del titolo di capitale (1864 mi pare) con la differenza che all’epoca la classe politica, seppur contaminata anche in quegli anni da un premier toscano ed arrogante quale era Minghetti, si dimostrò capace nel progettare un futuro, mentre oggi gli esecutivi non vedono oltre il proprio piccolo naso (preoccupazioni solamente sul piccolo cabotaggio e disattenzione per il resto). Su tale premessa alla fine il cambiamento odierno è stato affidato agli stessi che hanno affossato la fabbrica, per fare più profitto, delocalizzandola all’estero: casa Agnelli (e amici).
Arrivano così le Olimpiadi e la Torino da bere ma, con questo, anche un sistema chiuso quanto asfittico, il noto Sistema Torino, che oltre distribuire seggiole, ai soliti noti, non è riuscito a far fare un salto in avanti alla nostra povera città. Si, povera poiché sono 200.000 i torinesi che non mettono insieme pranzo con cena. Mentre il centro si riempie di turisti, vero, il settore stesso non da lavoro (se non ai soliti noti) con la conseguenza che gli operatori turistici sono alla canna del gas. Inoltre mentre le periferie sono state abbandonate a se stesse, salvo citarle ora in campagna elettorale, il centro ha conosciuto cantieri che lo hanno massacrato (anche per qualità materiali come in piazza Castello)”.
Qual è il ruolo della sinistra?
“Non volevo candidarmi, mi ha convinto la novità, voluta da Airaudo, di aprire a molti indipendenti, come me. Dopo la privatizzazione degli asili torinesi, ben nove, sono stato schifato dalla Sinistra di potere, tra cui in primis l’assessore all’Istruzione, al punto da non volerne più sapere.
Occorre rinnovare questa Sinistra dandole progetti, idee a lungo periodo e coerenza, oltre e nuovi quadri giovani e non infettati da arrivismo. Non so se riusciremo tutti insieme, ma sono certo che un fallimento premierà solamente un modello clientelare (da cui l’amministrazione Fassino non è certo immune, anzi) che toglie soldi alla comunità per versarli al solito giro, e l’affermazione di una rivoluzione nera (neofascista) oltre all’ascesa del voto di protesta”.
La lista Torino in comune in circoscrizione due è stata protagonista di numerose iniziative. Quali sono le vostre priorità?
“In Circoscrizione proviamo a cambiare l’aria viziata resa tale da chi ha governato in questi ultimi 10 anni, individuando nelle aree verdi il simbolo della cura, e difesa, dei beni collettivi (vedi acqua, piante, spazi). Proviamo a riportare al centro il welfare e la comunità territoriale, passando dalla trasparenza e dalla partecipazione. Il verde pubblico è il nostro simbolo, in queste amministrative, poiché racchiude la sintesi dei beni comuni: acqua (Toretti), verde, alberate e giochi. Giardini come luoghi dove si accanisce anche la speculazione del privato (parcheggi pertinenziali) ed incuria.
Un programma ambizioso nel nostro martoriato Paese e che altrove invece si attua: agli elettori la possibilità di voltare pagina, conoscendo così altri mondi possibili.