Una massa di neve, altrettanto funesta, ritorna anche nel tragico finale della leggenda conosciuta come i tamburi dell’Assietta (o del gran Serin).
Le due alture con i loro forti, trincee e baraccamenti militari, furono la zona più coinvolta nelle vicende belliche che culminarono nella battaglia dell’Assietta del 1747 e che decretò la vittoria dell’esercito piemontese contro quello francese.
Pochi giorni prima dello scontro, un gruppo di granatieri francesi, preceduto da un intenso suono di tamburi e guidato da un giovane capitano, aveva tentato di raggiungere il Gran Serin dalla località del Gran Puy, ma una mina nascosta in un vallone li aveva tutti uccisi.
Solo l’ufficiale era stato risparmiato, perchè trattenuto all’ultimo momento da un montanaro che, pur sapendo dell’ordigno, aveva indicato loro questa strada come la più sicura ma che poi, pentitosi, aveva cercato in tutti i modi di fermarli.
Dopo questa carneficina, ogni sera si udiva un rullare di tamburi tra queste montagne.
Molti anni dopo, l’ufficiale, nonostante l’età avanzata, come richiamato misteriosamente dai suoi soldati morti, fece ritorno in questi luoghi, mettendosi subito in cammino lungo quei tragici canaloni.
Una giovane cercò di dissuaderlo – la neve in alto era infatti troppo fonda e pericolosa – ma fu inutile.
Poche ore più tardi una valanga gigantesca si scaricava lungo quei pendii, travolgendo l’uomo.
Ma da quella sera più nessun rullio di tamburi risuonò tra quelle cime, nè più si videro ombre di soldati vagare alla ricerca di un po’ di pace.
da “Leggende e tradizioni del Pinerolese” di Diego Priolo e Gian Vittorio Avondo (Centro Documentazione Alpina)